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Dante and the Seven Deadly Sins – Presentazione libro – Con John C. Barnes e Daragh O’Connell

Questo volume si apre con l’ipotesi che i sette peccati capitali costituiscano una chiave di lettura per la struttura non solo del Purgatorio, ma anche dell’Inferno e del Paradiso. Si conclude con una discussione sull’ignavia (non un peccato mortale in senso stretto) del Canto III e con un ritratto di Dante alla luce di tutti i peccati capitali. La parte centrale si concentra naturalmente sui sette peccati che a turno vengono esaminati.
La superbia intellettuale è indicata come motivo principale dell’assenza di Cavalcanti dalla Commedia, mentre i canti del Purgatorio che trattano di questo vizio vengono separatamente interpretati come una ricostruzione del passaggio di ognuno dalla superbia alla pietà. L’invidia è collocata nella sfera politica ed è raffigurata quasi sempre in connessione con altri vizi che a causa di essa generano atti peccaminosi. Si ipotizza poi su come Dante faccia luce sulle difficoltà nel medioevo di distinguere tra ira giusta e ingiusta. Viene poi esaminata l’accidia, in particolare il caso di Stazio, l’unico esponente della categoria che viene nominato. L’interpretazione dell’avarizia da parte del poeta si pone nel contesto della rinvigorita economia e delle esagerate pretese temporali del papato, e poi in secondo luogo in relazione agli antichi romani. La sezione dedicata alla gola propone riflessioni sulle analogie tra il corpo e il libro e sulle illustrazioni dei corpi aerei dei golosi nelle prime edizioni stampate della Commedia. L’ambivalenza delle principali rappresentazioni dantesche della lussuria è interpretata come una tensione presente nel poema tra lirica amorosa e spiritualità, tensione che il poeta vuole risolvere in Beatrice.

In inglese

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