La teoria cinematografica di Pasolini è strettamente connessa alla sua poesia, anzi il cinema per lui non è altro che la poesia fatta con altri mezzi. Questo lo porta all’utopia di un “codice dei codici”, in cui il ‘fonema’ cinematografico sarebbe il corpo stesso degli attori, e la recitazione viene ridotta alla ‘presenza’. Ne risulta un cortocircuito con la biografia, quando a recitare è lui stesso, o sono le persone che ama nella vita; esempi di Laura Betti e Ninetto Davoli, fino alla loro esclusione da Salò.
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